26/04/2022
Riforma reclutamento insegnanti, possibile numero chiuso: ecco per chi
Nella riforma per il reclutamento degli insegnanti della secondaria di
primo e secondo grado, medie e superiori quindi, si fa avanti l’ipotesi
del numero chiuso per l’accesso al percorso abilitante e
che potrebbe riguardare solo alcune classi di concorso.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato, nell’ambito del
PNRR, la riforma per il percorso che porta a diventare
insegnanti e quindi ad accedere al concorso per avere il ruolo
vale a dire un contratto a tempo indeterminato nella scuola e uscire dal mondo
del precariato.
La nuova riforma prevede corsi abilitanti per il
conseguimento di 60 crediti formativi universitari e il
relativo esame finale. Al termine del percorso si consegue l’abilitazione e
si ha accesso al concorso per il ruolo. Intanto sindacati e partiti
criticano fortemente il testo della riforma per il reclutamento del titolare
del Miur Patrizio Bianchi. I dettagli.
Riforma reclutamento insegnanti: verso il numero chiuso
per alcune classi di concorso
I corsi abilitanti universitari della riforma per il
reclutamento degli insegnanti dovrebbero avere cadenza triennale stando
al testo in bozza approvato in CdM e atteso in Gazzetta Ufficiale, ma l’accesso
per alcune classi di concorso potrebbe essere a numero programmato sebbene
nulla sia ancora certo.
Non solo infatti occorre attendere il testo ufficiale, ma il
decreto per il reclutamento degli insegnanti deve approdare in parlamento e qui
potrebbe subire delle modifiche. I sindacati e i partiti sono pronti infatti a
far sentire la loro voce nei prossimi giorni. In particolare alcune forze
politiche già si dicono pronte a proporre modifiche in parlamento al testo
voluto dal ministro dell’Istruzione Bianchi.
Per diventare insegnanti, prendere l’abilitazione e accedere
ai concorsi per il ruolo, oltre alla laurea occorrerà accedere a un percorso di
formazione per conseguire ulteriori 60 CFU in discipline
antro-psico-pedagogiche e digitali con un periodo di tirocinio da svolgere in
parte direttamente nelle scuole e una prova finale. Qui di seguito un articolo
completo per approfondire.
Il corso di formazione abilitante per diventare insegnanti
dovrebbe per alcune classi di concorso, quelle magari con minore fabbisogno di
docenti come diritto ed economia, avere il numero chiuso. Si legge
infatti nel testo in bozza e ancora atteso in Gazzetta Ufficiale:
“Il Ministero dell’istruzione stima e comunica al
Ministero dell’università e della ricerca il fabbisogno per il sistema
nazionale di istruzione di docenti per tipologia di posto e per classe di
concorso nel triennio successivo affinché il sistema di formazione iniziale
degli insegnanti generi, in maniera tendenzialmente omogenea tra le varie
regioni, un numero di abilitati sufficiente a garantire la selettività delle
procedure concorsuali senza che, in generale o su specifiche classi di
concorso, si determini una consistenza numerica di abilitati tale che il
sistema nazionale di istruzione non sia in grado di assorbirla.”
L’accesso potrebbe quindi essere a numero chiuso garantendo
così un minore esubero di abilitati e più insegnanti disponibili per classi di
concorso dove sono carenti i docenti come matematica e lettere.
Ovviamente questo è un elemento da definire e che solo il testo ufficiale,
soprattutto dopo il passaggio in parlamento, potrà confermare.
Riforma reclutamento insegnanti: è polemica sul testo
E sul testo della riforma per il reclutamento degli
insegnanti si scatena la polemica che arriva in primis dai sindacati. Non solo
anche le forze parlamentari si dicono pronte a battersi per una modifica del
testo Bianchi.
“Si lavora agli emendamenti per correggere il ‘pacchetto’
sul reclutamento dei docenti legato al decreto sul Pnrr, che ha avuto il via
libera del Consiglio dei ministri”, ha dichiarato il senatore Mario Pittoni,
responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione
Cultura al Senato.
A questa voce si aggiunge anche quella della capogruppo di
LeU al Senato Loredana De Petris:
“Il decreto approvato dal governo sulla riforma per
abilitazione e assunzioni docenti, incentivi di stipendio legati alla
formazione presenta numerose criticità e va assolutamente corretto”.
Si unisce al coro dei dissidenti anche il PD con le parole
di Manuela Ghizzoni, responsabile scuola del partito:
“Il Partito Democratico agirà perché il provvedimento
sulla formazione degli insegnanti, previsto dal PNRR, sia realmente all’altezza
delle esigenze di miglioramento qualitativo della scuola italiana attraverso la
formazione degli insegnanti e la valorizzazione delle professionalità dei
docenti. Si tratta di una riforma attesa da quando il ministro leghista
Bussetti cancellò con un tratto di penna il percorso di formazione introdotto
nel 2017, che per l’esigenza di rispettare la tabella di marcia prevista dal
PNRR non è stata preceduta da una adeguata condivisione con le forze di
maggioranza”.
Non manca tuttavia il supporto dei partiti
alla riforma Bianchi e che arriva da Italia Viva e Forza Italia. Una situazione
questa sicuramente complessa e che farà discutere. Nelle prossime settimane,
con il passaggio del testo in parlamento, potrebbero esserci delle sorprese.